8 marzo e donne con disabilità.


L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, non è solo una giornata di festa e celebrazioni, ma è, soprattutto, una giornata di rivendicazione dei diritti: del diritto all'autodeterminazione, alla parità, alla libertà e all'uguaglianza. Una giornata di lotta contro tutte le discriminazioni e le violenze di ogni tipo di cui le donne continuano ad essere vittime. In occasione di questa giornata è importante richiamare l’attenzione anche sulla questione, spesso ignorata, della discriminazione multipla delle donne con disabilità, a partire dai dati allarmanti relativi alle violenze di cui sono vittime, di fronte alle quali “la mancanza di ausili per la comunicazione” rappresenta non solo un grave elemento di vulnerabilità, ma si traduce anche nell’impossibilità di richiesta di aiuto e di denuncia per le vittime. (di Domenico Massano)

“La violenza contro le donne è una forma di discriminazione e una violazione dei loro diritti umani. […] E’ stato riconosciuto che le ragazze e le donne con disabilità possono sperimentare particolari forme di violenza nelle loro abitazioni e nelle sedi istituzionali, queste sono perpetrate da membri della famiglia, da assistenti personali o da sconosciuti. […] L’esclusione e l’isolamento dalla società delle donne con disabilità attuato attraverso scuole separate, istituti, ospedali o centri di riabilitazione, e la mancanza di ausili per la comunicazione e la mobilità, aumentano la loro vulnerabilità alla violenza e agli abusi sessuali, ed inoltre contribuiscono ad infondere un senso di impunità in chi compie tali atti violenti” (Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea). Inoltre la difficoltà delle donne con disabilità psichica/intellettiva non solo a denunciare, ma persino a riconoscere come tali le violenze subite, ha come conseguenza il fatto che la violenza (domestica e non) “sulle donne con disabilità, e in particolare disabilità psichica o intellettiva, non viene quasi mai denunciata (solo nel 10% dei casi). Inoltre, le violenze domestiche nei loro confronti possono essere percepite come forme di educazione e correzione di comportamenti inadeguati” (Attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. Rapporto delle associazioni di donne, 2018).
Secondo i dati ISTAT 2014 il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. La situazione delle donne con problemi di salute o disabilità è ulteriormente critica: “ha subito violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi”.  Guardando, poi al rischio di subire stupri o tentati stupri le percentuali raddoppiano: 10% contro il 4,7% delle altre donne.
Tali dati sembrano essere confermati dall’analisi dei questionari raccolti nell’ambito del Progetto Vera (Violence, Emergence, Recognition and Awareness), un’indagine conoscitiva promossa dall’associazione Differenza Donna in collaborazione con la FISH, dai cui primi risultati emerge che: il 31% delle donne con disabilità ha dichiarato di avere subito una qualche forma di violenza e circa il 10% ha affermato di essere stata vittima di stupro nella propria vita. Secondo i ricercatori, tuttavia, tali risultati sono solo apparenti: considerando, infatti, le risposte alle domande inerenti le singole forme di violenza (l’isolamento, la segregazione, la violenza fisica e psicologica, le molestie sessuali, lo stupro, la privazione del denaro, …), si registra che le hanno subite il 66% delle donne intervistate. In particolare l’associazione Differenza Donna evidenzia come: “accade frequentemente che le donne con disabilità dipendano da intermediari che non sono preparati a riconoscere la violenza, fino ad avere anche terribili casi nei quali sono essi stessi a esercitare la violenza, lasciando la donna senza una via d’uscita”. A fronte di tale situazione l’associazione ha recentemente istituito il primo Osservatorio sulla violenza contro le donne con disabilità in Italia, con l’obiettivo sia di raccogliere e restituire dati sul fenomeno della violenza di genere sulle donne con disabilità, sia di promuovere un cambiamento culturale che porti a un nuovo modo di pensare alle politiche sociali.
In tale prospettiva è opportuno richiamare l’importanza del recepimento e della diffusione del “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, traduzione italiana a cura di Simona Lancioni e Mara Ruele del Centro informare un’H (disponibile anche in versione facile da leggere).

Sullo stesso argomento vedi anche:



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