Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)



Il silenzio di chi non parla non è mai d’oro. Tutti noi abbiamo
bisogno di comunicare metterci in contatto con gli altri, non in
un solo modo, ma in tutti i modi possibili. È un fondamentale
bisogno umano. Di più: è un potere fondamentale dell’uomo.
(Williams, M.)[1]

“La Comunicazione Aumentativa Alternativa si riferisce a un’area di ricerca e di pratica clinica e educativa. La CAA studia e, quando necessario, tenta di compensare disabilità comunicative temporanee o permanenti, limitazioni nelle attività e restrizioni alla partecipazione di persone con severi disordini nella produzione del linguaggio (language) e/o della parola (speech), e/o di comprensione relativamente a modalità di comunicazione orale e scritta.”
Si tratta quindi di un modello d’intervento e non di una tecnica, e come tale può utilizzare numerose e diversificate strategie e “tecniche”.
L’aggettivo “Aumentativa” ha la funzione di indicare la continua attenzione a non sostituire, ma ad accrescere, la comunicazione naturale della persona con Complessi Bisogni Comunicativi (CBC), utilizzando tutte le competenze dell’individuo e includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale residuo, i gesti e i segni.
Il termine “Alternativa” è stato invece progressivamente meno utilizzato, perché le situazioni in cui l’intervento è “in alterativa” al linguaggio verbale sono pochissime (quasi esclusivamente legate alle malattie neurologiche progressive) e alimenta l’idea che vi sia qualcosa che entra al posto di qualcos’altro, che “porta via” anziché aggiungere e, quindi, aumentare le possibilità della persona.







Poter comunicare in ogni luogo.... 




... e con chiunque!








[1] Williams, M., & Krezman, C., Beneath the surface: Creative expressions of augmented communicators. Toronto: ISAAC Press, 2000.

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